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Channel: primi piatti – Il castello di PattiPatti
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L’americano e il timballino di elicoidali e melanzane

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Quando la cuoca era piccola, ogni tanto al grande castello si entrava in agitazione…. Di lì a qualche giorno arrivava un americano a cena… Il re consorte prima di trovare la sua strada da pensionato era il direttore della sede di zona di una notissima multinazionale americana e ogni tanto qualche capo americano veniva a controllare il suo lavoro… la cosa bella era che per la regina madre non era mai un capo semplice, ma sempre un “grande capo”, quindi la cuoca e il piagnone si aspettavano un essere grande come Chewbecca, vecchio come Matusalemme e con un testone gigante, davanti al quale non si poteva parlare, alzarsi da tavola, farsi andare storto il boccone in gola, chiedere di andare in bagno… Ogni funzione doveva essere espletata prima o dopo la presenza del grande capo d’oltre oceano. Quelle che arrivavano invece erano sempre persone come loro, sorridenti, che non si capiva perchè mentre la cuoca e il piagnone strizzati nel vestito buono della domenica non potevano perdersi la esse alla terza persona, queste vestite al buio invece potevano chiedere: “Como te chiami? Como sei vecchio?”, ma soprattutto che avevano sempre un regalino da dare in cambio di una fotografia con la famiglia…. La regina madre, quando si annunciava l’arrivo del grande capo americano, andava in fibrillazione: giorni prima cominciava a stilare menù e minacce per i bambini, si chiudeva in cucina e per giorni si sentivano odori meravigliosi, apparecchiava la tavola in maniera così bella e fine che la portinaia avvertiva le signore del circondario che la regina madre era al lavoro e tutte si facevano una affacciata per vedere la mise en place: tovaglia ricamata dalla nonna, posate d’argento, piatti bordati d’oro zecchino, bicchieri di cristallo, ma soprattutto il centrotavola fatto con cascate di fiori ogni volta diversi. La porta della camera da pranzo veniva chiusa, i contorni, gli arrosti erano in bella mostra sul carrello chiusi in cucina, l’americano arrivava, si serviva l’aperitivo nel salone, tutti sorridevano compresi la cuoca e il piagnone, che non avevano idea di cosa si stesse dicendo. Quando le porte della camera da pranzo venivano aperte l’americano di turno si scioglieva in dei “Ooooh!” “Aaaahh!” “Oh, my…” che alla regina facevano sempre tanto piacere.
Tutti questi bei ricordi sono venuti fuori venerdì scorso quando il principing dice: “Domenica ti porto Chuck a pranzo”… L’americano… pure la cuoca avrebbe avuto un americano tutto suo a pranzo… tempo troppo breve per mandare le figlie in esilio che per tutta la durata del pranzo non ci penseranno assolutamente di starsene zitte e mute a tavola, anzi… Cuoca e ing, stilano insieme il menù, lo cucinano quasi tutto sabato, tranne dolce e pane che vengono preparati domenica mattina.
“Fa, ma domani preparo una tavola formale, elegante….?”
“Pa, chist è uno che si toglie le scarpe in macchina…. vedi tu”

Comunque la cuoca a queste cose ci tiene, non tira fuori l’armamentario di famiglia ma compone una mise en place semplice e friendly.
Il principing, con tutte e tre le fatine al seguito, va a Napoli a prendere l’americano e arrivano per le 13.30, quando è tutto pronto…. La cuoca riceve l’americano, lo fa accomodare dandogli  la precedenza e per poco non ci sbatte dentro perchè costui si è fermato per togliersi le scarpe… Dopo un minuto che si conoscevano lui le chiede dov’è la lavatrice, perchè non sa dove lavare i panni ….
Il pranzo è andato bene, anche il re consorte, con i suoi ottant’anni, e tre bottiglie fra prosecco, rosè e rosso e una quantità non meglio definita di bicchierini di grappe e amari in corpo, non ha sbagliato un termine, è stato fluente, sciolto, sembrava che lui e l’americano fossero amici di vecchia data… 
Chuck è andato via commosso da tanta accoglienza, lasciando dei bei regali per le donne della famiglia, con la promessa di incontrarci presto magari negli states dove vive lui…. (io la valigetta ce l’ho pronta…. diglielo tu, a mio marito!!!)

INGREDIENTI 

x 12 stampini o per una teglia a ciambella 30cm diametro:
500gr di Elicoidali (Coppola foods)
1kg di melanzane
500gr di macinato
250gr di scamorza
1 uovo
100gr di parmigiano
una manciata di foglie di basilico
1 bottiglia di passata di pomodoro (Coppola Foods)
50 gr di pane raffermo
olio, sale,  aglio
 

 

PROCEDIMENTO:

Friggere o grigliare le melanzane… dipende se siete a dieta oppure no, fritte sono più buone (e che lo diciamo a fare?), tenerle da parte ben stese.
Preparare le polpettine: in una ciotola mettere il pane raffermo coperto da acqua leggermente salata, quando è morbido strizzarlo, mescolarlo al macinato, con l’uovo, il sale, il parmigiano grattugiato, amalgamando bene tutti gli ingredienti. Preparare il sugo: in un cucchiaio di olio far soffriggere uno spicchio di aglio e versarci la passata. Far restringere in pochino, salare e aggiungere le polpettine… Far cuocere in tutto una ventina di minuti (dovrà essere un sugo abbastanza liquido altrimenti la pasta si seccherà), spegnere e aggiungere il basilico. Accendere il forno a 180°.
Tagliare a dadini la scamorza. Mettere una bella pentola capiente sul fuoco con acqua salata e al bollore buttarci gli Elicoidali. Tre minuti prima della cottura indicata sulla busta, scolare la pasta e condirla con il sugo di polpette, la scamorza a tocchetti. Rivestire degli stampini leggermente oliati (se le melanzane le avete fatte fritte non ci sarà bisogno) con le fette di melanzana tenute da parte, lasciandole debordare un pò. Versare la pasta negli stampini o nello stampo a ciambella, richiudere con le melanzane e infornare per circa 20 minuti. Prima di servire fa intiepidire.
L’angolo del sommelier: un Rabosello IGT, servito fresco ma non troppo.

Approfitto dell’occasione per ringraziare Donatella, de Le amiche di Dona per avermi donato questo premio con tanto affetto! Grazie tesoro per aver pensato a me!

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